Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi |
Nicola Mancino |
A Firenze, nell'aula bunker, l'ex boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca, quello che ha materialmente azionato il comando della bomba che ha ucciso Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta, parla. Parla della trattativa tra Stato e mafia e del ruolo di numerosi esponenti politici.
Per la prima volta - ed è lo stesso Brusca a ricordarlo - parla pubblicamente di Nicola Mancino e dell'incontro che ebbe una quindicina o ventina di giorni prima dell'uccisione di Borsellino con Totò Riina: "Finalmente si sono fatti sotto - dice il pentito - gli ho consegnato un papello con tutta una serie di richieste. Il tramite non me lo disse, ma mi fece il nome del committente finale. Quello dell'allora ministro dell'Interno, Nicola Mancino".
Ma quello di Nicola Mancino non è l'unico nome tirato in ballo dal collaboratore di giustizia. Dopo l'estate del 1992, Brusca dichiara "si sono rappresentati Dell'Utri e Ciancimino che gli volevano portare la Lega e un altro soggetto". Anche se il collaboratore chiarisce citando una conversazione intercettata tempo prima: "Con mio cognato arlavamo di Berlusconi e Dell'Utri e io gli ho detto che non c'entrano niente con le stragi".
Vittorio Mangano |
Alla fine d 1993, attraverso Leoluca Bagarella "ho chiamato Vittorio Mangano - continua Brusca - per contattare Dell'Utri e Berlusconi. Se loro non avessero accettato le nostre richieste, come ad esempio la concessione della revisione del maxi processo e la fine del 41 bis, noi avremmo continuato con gli attentati, a buttare le bombe". A questo contatto Marcello Dell'Utri avrebbe risposto, secondo Brusca: "Mi metto a disposizione e vi ringrazio". Ma questa seconda trattativa si interruppe "con l'arresto di Mangano". "La speranza - continua - era di far tornare lo Stato a trattare con noi, come aveva fatto fino al 1992 grazie all'aiuto dell'onorevole Salvo Lima. Lima era sempre disponibile, con lui potevamo contare su favori e accomodamenti. Lima si metteva a nostra disposizione e ci aiutava come poteva".
Le reazioni:
- Nicola Mancino: "E' una vendetta contro chi ha combattuto la mafia con leggi che hanno consentito di concludere il maxiprocesso e di perfezionare e rendere più severa la legislazione di contrasto alla criminalità organizzata". "Se Riina ha fatto il mio nome - continua l'ex Ministro - è perché da ministro dell'Interno ho sempre sollecitato il suo arresto, e l'ho ottenuto". Poi sottolinea le incongruenze del pentito: "Una prima volta riferisce accure apprese da Riina alla vigilia del Natale del 1992, mentre oggi parla di una data fra l'uccisione del giudice Falcone e la strage di via D'Amelio. Una confusione che inficia il contenuto delle confidenze di Riina";
- Walter Veltroni, Pd: "La commissione Antimafia, che ricostruisce i fatti tra il '93 e il '94, dovrà audire Berlusconi. E' urgente e necessario capire se è stato contattato attraverso persone, da chi è stato contattato, con quali richieste e in quali crcostanze";
- Silvio Berlusconi, Pdl: "Ci accusano di cose incredibili persino di avere responsabilità in fatti avvenuti in un periodo in cui non ero nemmeno in politica";
- Giovanna Maggiani Chelli, associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili: "Non abbiamo assolutamente compreso stamane da Brusca che Berlusconi e Dell'Utri non c'entrerebbero nelle stragi", "Ma a scanso equivoci è lo stesso Brusca ad affermare in una conversazione con il cognato che 'Berlusconi e Dell'Utri non c'entrano con le stragi'". "La frase - conclude la Maggiani Chelli - fu detta da Brusca per evitare fughe di notizie".
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