lunedì 28 giugno 2010

CON BRANCHER CADE IL CASTELLO LEGHISTA: CRICCA, BANCHE & AFFARI DEL NORD





"Qualcuno ha commesso un errore. Non credo in malafede, ma la delega decisa era sul federalismo amministrativo ex articolo 118", ma "omettendo, per ignoranza, l'ultima parola, è sembrato che parte delle deleghe siano state sottratte a Bossi e non al ministro Fitto", questa la dichiarazione del ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, per giustificare il ritardo dell'attribuzione delle deleghe al neoministro Brancher.
L'iter dell'affrettata nomina è stato complesso ed incidentato. Si comincia con il comunicato di fine seduta di Palazzo Chigi, da cui si legge: "Il presidente Berlusconi ha annunciato al Consiglio di voler proporre al Capo dello Stato la nomina a ministro senza portafoglio dell'onorevole dottore Aldo Brancher" il quale, da braccio destro del ministro Calderoli passa ministro senza portafoglio e, quindi, senza un reale ministero da organizzare, come il Presidente della Repubblica ha fatto notare.
La certezza, pertanto, è che Brancher è stato nominato "ministro senza dicastero", "che non ci sia niente da organizzare pure" (IlSole24Ore.it 28/06/2010 - "I misteri delle deleghe al ministro Brancher. Cosa dice il decreto e quella svista svelata da Calderoli", di Nicoletta Cottone e Claudio Tucci).
Leggendo il testo del provvedimento di nomina (Gazzetta Ufficiale del 23 giugno 2010, n. 144), abbiamo un'ulteriore conferma: "L'on. Aldo Brancher, deputato del Parlamento, è nominato ministro senza portafoglio e cessa dalla carica di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri". Non ci sono ulteriori specificazioni, tanto che c'è bisogno di un successivo decreto per l'affidamento delle deleghe.

La cosa più interessante non è tanto la lentezza con cui sono state attribuite tali deleghe e la confusione che è stata generata, quanto ciò che vorrebbe essere tenuto nascosto. Secondo molti, con la nomina di Brancher "si sta cercando di evitare il rischio di tornare ad accendere prepotentemente i riflettori sui rapporti tra Fiorani e il Carroccio", "perchè il caso Brancher ha una sua unicità. Il motivo dell'imbarazzo di Bossi e in certa misura del prolungato silenzio di Fini è che Brancher è la punta di un iceberg che, se si sgretola, può far davvero saltare in aria maggioranza e governo, scombinando i piani di chi - praticamente tutti ad eccezione di Berlusconi - ha bisogno di più tempo per cucinare il Cavaliere, e non vogliono precipitare nelle elezioni anticipate", "Quell'iceberg a rischio di frattura è l'asse Pdl-Lega, è il patto Berlusconi-Bossi. Quell'iceberg è di più ancora: è il patto Tremonti-Lega, cioè il possibile dopo-Berlusconi, il 'PdLega' di cui Aldo Brancher rappresenta l'incarnazione, metà postforzista, metà leghista" (di Francesco Lo Sardo, Europa - da http://www.iltafano.typepad.com/ ).

Per la Lega Nord e per Umberto Bossi il processo Antonveneta rischia di far saltare il castello di carte creato in questi anni. Rischia, cioè, di mostrare il vero volto del partito.

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