Renata Polverini
Finalmente è intervenuto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo essere stato tirato - o meglio strattonato - per la giacchetta dagli esponenti del Pdl. "La preoccupazione di una piena rappresentanza, nella competizione elettorale, non può che essere compresa e condivisa dal Presidente della Repubblica", afferma il Capo dello Stato, ma aggiunge che "spetta solo alle competenti sedi giudiziarie la verifica del rispetto delle condizioni e procedure previste dalla legge".
Ma a sconvolgere ancora di più i già agitati animi, interviene una denuncia per "violenza privata" nei confronti dei militanti radicali e per "abuso d'ufficio" nei confronti dei membri dell'ufficio centrale circoscrizionale che "avrebbero di fatto impedito di esercitare il diritto politico di voto" al Popolo della Libertà.
Ignazio Abrignani, Pdl, dichiara "Mi auguro che prevalga il buon senso e che oltre un milione di cittadini romani possano esercitare un diritto che la Costituzione riconosce loro".
Fabrizio Cicchitto, Pdl, afferma "ai nostri rappresentanti è stato impedito di presentare la lista, prima dalle provocazioni di alcun persone ma essenzialmente dal magistrato responsabile che ha dato ordine alle Forze di Polizia di bloccare i nostri rappresentanti", di conseguenza, "al Pdl è stato impedito l'esercizio di un fondamentale diritto politico che va tutelato da tutti, le varie specializzazioni della magistratura e in ultima analisi anche dai livelli istituzionali".
Enrico Letta, Pd, "la democrazia non è in pericolo ed è improprio coinvolgere il Capo dello Stato, la magistratura e il Pd in una vicenda che appare semplice e tutta legata a responsabilità dei rappresentanti del Pdl romano".
Insomma, siamo alle solite, si vorrebbe trasformare un vicenda semplice in uno scontro istituzionali. Esistono delle regole stringenti, le leggi elettorali regionali, che in molti casi hanno impedito ai piccoli partiti di poter presentare proprie liste. Inoltre, in passato, casi simili sono già avvenuti senza che nessuno gridasse al pericolo per la democrazia (es. mancato accoglimento liste Udc alle provinciali a Trento nel 2009). Basta gridare al golpe, minacciare l'uso della piazza ed attaccare le istituzioni. Ognuno inizi ad assumersi le proprie responsabilità e cominciamo veramente a pensare al futuro del nostro Paese.
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