Ci sono quasi riusciti. Dopo anni di assalti allo Statuto dei Lavoratori il centrodestra vorrebbe, di fatto, esautorare l'articolo 18. Alla commissione bilancio del Senato è stata approvata la modifica dell'articolo 8 della manovra che aggira l'attuale rigidità del licenziamento attraverso il maggior peso che assumeranno gli accordi aziendali che potranno derogare quelli nazionali e la stessa legge. "I contratti collettivi di lavoro, sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazione dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale, ovvero delle loro rappresentanze sindacali operanti in aziende possono realizzare specifiche intese con efficacia di tutti i lavoratori, a condizioni di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alle presenze sindacali".
Tali specifiche intese potranno riguardare la regolazione delle materie inerenti l'organizzazione del lavoro e della produzione relativamente anche "alle modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro, comprese le collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le partite Iva, alla trasformazione e conversione dei contratti di lavoro e alle conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro". In deroga all'articolo 18, dunque, con l'accordo dei sindacati che hanno la maggioranza in azienda i contratti aziendali e territoriali potranno regolare anche licenziamenti senza regole.
Immediate le reazioni della Cgil; per Susanna Camusso in questo modo "si cancella la Costituzione" nel tentativo di "distruggere l'autonomia del sindacato". Risposta diretta del ministro del lavoro, Maurizio Sacconi: "Le modifiche all'articolo 8 non possono modificare le norme di rango superiore come i fondamentali principi costituzionali o di carattere comunitario e internazionale. non ha senso parlare di libertà di licenziare o usare altre semplificazioni che non corrispondono, neppure lontanamente, alla oggettività della norma". Il ministro difende la norma che conterrebbe, secondo lui, "utilissimi elementi per la più certa interpretazione delle rilevanti novità previste dalla manovra relativamente alla capacità dei contratti nazionali e territoriali".
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd in senato: "E' grave che in un momento nel quale serve una forte prova di responsabilità e si chiedono sacrifici al Paese il Governo piuttosto che coltivare il prezioso risultato dell'accordo del 28 giugno che regala al Paese una coesione sociale importantissima in un momento così delicato, perseveri nel non osservare limpidamente proprio quell'accordo". Per il senatore del Pd Achille Passoni: "Nell'articolo 8 della manovra con le modifiche introdotte dalla maggioranza si apre la strada alla possibile cancellazione in un contratto aziendale dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, una pura follia giuridica e politica, per arrivare alla messa in discussione di altri diritti fissati per legge", "si crea - ha continuato Passoni - la possibilità che tre amici al bar si possano mettere d'accordo con l'imprenditore e stipulare un accordo aziendale, con contenuti devastanti per tutti i lavoratori alla faccia della necessità di misurare con trasparenza chi rappresenta cosa".
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