Oggi Silvio Berlusconi ha dato ai suoi l'ordine categorico di cacciare l'Unione di Centro. In una cena con i presidenti Pdl delle regioni e delle province ha dichiarato: "L'Udc deve uscire dalle giunte che governiamo noi".
Sarebbe già al lavoro la Campania con Cosentino e Caldoro. Un parlamentare Pdl avrebbe dichiarato: "Molti esponenti centristi hanno già fatto il salto decidendo di stare con noi piuttosto che abbandonare definitivamente l'incarico amministrativo".
Certo sarebbe interessante vedere la situazione nelle regioni più traballanti come il Lazio ad esempio, dove il supporto del partito di Casini è essenziale.
Poi in un'intervista a Il Foglio di Giuliano Ferrara il presidente del Consiglio è intervenuto sul caso Ruby ed attaccato nuovamente i magistrati: "Gli attacchi personali non posso sopportarli più", "Qualche volta pecco ma la giustizia moraleggiante è autoritaria".
"Chi, come voi dite, predica una Repubblica della virtù, con toni puritani e giacobini, ha in mente una democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata. Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me per 'andare oltre' me, come ha detto il professor Zagrebelsky al Palasharp", "E' fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l'idea di cultura, di civiltà e di vita, di una elite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro".
Quindi parte con la solita tiritera della sovranità popolare: "Stavolta c'è una coscienza pubblica diffusa dell'intollerabilità costituzionale e civile di un siffatto modo di procederem il famoso golpe bianco. E' per questo che nel documento del Popolo della Libertà si parla di eversione politica. E' un giudizio tecnico, non uno sfogo irresponsabile", "non ce la faranno, però, - continua Berlusconi - intanto perché c'è un giudice a Berlino, e io ho fiducia di trovarlo, e poi perché in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento, che sono i soli titolare della sovranità politica".
Conclude, infine, con una delle solite frasi: "Dalle cronache di questi giorni si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sè un'opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte, non si comprende in base a quale norma, come nell'inchiesta inaccettabile di Napoli; oppure come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste farzesche e degne della caccia spionistica alle 'vite degli altri' che si faceva nella Germania comunista".
Le reazioni:
Mauro Libè, responsabile enti locali e deputato Udc: "L'Udc non ha intenzione di uscire dalle giunte locali di centrodestra come suggerito dal premier Silvio Berlusconi", "Noi amministriamo secondo i programmi. Siamo convinti delle nostre scelte: se altri cambieranno idea, ne prenderemo atto. Starà a loro assumersi la responsabilità di andare al voto perché siamo determinanti. Noi non abbiamo fobie di potere, l'unica guida è il rispetto degli impegni che prendiamo con gli elettori, non con altri".
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