Il Presidente Francesco Cossiga ha diffuso il testo della lettera scritta al premier Silvio Berlusconi ed apparsa oggi, in parte, sul Corriere della Sera.
"Avevo pensato a questa lettera come ad una missiva privata a te solo riservata. Ma ho poi pensato, che riferendosi a ‘scandali’, accuse pubbliche e pubbliche fantasticherie di dominio pubblico, fosse meglio che essa fosse pubblica, e pubblicata in un giornale che non è mai stato dedito né al gossip né alle minacce né al ricatto. Ti scrivo da amico e da politico, non da ‘amico politico’ - perché, benché legato a te da un’amicizia personale che data dal 1974 e che non è mai venuta meno - come tu sai, forse per un attaccamento al mio avere militato nella sinistra di base della Democrazia cristiana, per l’essere stato un convinto sostenitore della politica del ‘compromesso storico’ con il Partito comunista italiano e anche ministro dei governi della ‘solidarietà nazionale’ sostenuti da quel gran partito, e più di recente aver collaborato infine a portare a Palazzo Chigi l’ex-segretario della Federazione giovanile comunista italiana, l’amico Massimo D’Alema, per convinzione, per necessità politica interna ed anche per chiudere secondo l’auspicio di Aldo Moro e rimuovendo la ‘conventio ad excludendum’ un doloroso periodo di profonda divaricazione nella società politica ed anche civile italiana, mi sono sempre trovato in difficoltà a votare per partiti o movimenti di destra".
"Nelle ultime elezioni politiche ho votato per il Partito democratico - continua Cossiga -: ma nelle ultime elezioni europee ho invece votato per il centrodestra, sia perché il Partito democratico mi ha deluso non essendo riuscito ad acquistare una seria, chiara e distinta identità, ma perché ho voluto reagire contro il degrado cui anche il Partito democratico e certa stampa che lo sostiene, ha portato la campagna elettorale e la vita politica italiana. Non sono mai entrato nella tua vita privata pur, come tu ben sai per avertelo io detto, non condividendo alcune manifestazioni di essa. Ritengo che i giudizi sulla vita privata di una persona che non attengano alla funzione pubblica esercitata – e in particolare la vita eufemisticamente chiamata ‘sentimentale’ ma più esattamente ‘sessuale’ - debbano essere distinti dai giudizi politici. Non mi sembra che il giudizio politico di allora e il giudizio storico di oggi abbiano bollato con il marchio dell’infamia John Fitzgerald e Robert Kennedy, le cui attività galanti superarono di gran lunga le tue, ed ebbero anche aspetti inquietanti su i quali la giustizia americana non volle inquisire fino in fondo. E che dire del primo ministro britannico Wilson, che fece nominare dalla Regina, che non batté un ciglio, alla carica di Pari a vita con il titolo di baronessa una sua collaboratrice, collaboratrice per così dire, in senso piuttosto lato? E qui mi fermo".
"Ora tu ti trovi, a torto o a ragione, in un brutto impiccio - osserva il senatore a vita -: per motivi ‘sentimentali’ e anche per motivi, diciamo così, mercantili. Vi è chi, movimenti politici e potentati economici, con o senza giornali di loro proprietà, sono terrorizzati che tu possa governare il Paese per altri quattro anni; e sperano che titolari di alte cariche istituzionali, al primo, al secondo o al terzo posto nelle precedenze, riescano a ‘darti’ uno sgambetto. Vorrei darti qualche consiglio, anche se so che tu ritieni che pochi consigli possano darti quelli che furono attori o, come me, solo comparse in quello che tu chiami il ‘teatrino’ della politica della Prima Repubblica. È vero che una coincidenza è solo una coincidenza, che due coincidenze sono un indizio e che tre coincidenze possono essere una prova. Ma io non credo che tu sia vittima di un complotto. E poi, complotto di chi? Dei nostri servizi di sicurezza? Ma al loro apice, da Gianni Di Gennaro a Bruno Branciforte e Giorgio Piccirillo ci sono dei fedeli e capaci servitori dello Stato, sui quali non può gravare alcun sospetto e che sono impegnati, oltre che a svolgere le loro mansioni, ancora a capire, per colpa della legge e del Governo, quali esse siano e quali siano i confini tra le loro competente e tra le loro e quelle del servizio di informazione e sicurezza militare dello Stato Maggiore della Difesa".
"E poi sanno bene che non vi è stato mai un capo di un servizio di sicurezza italiano, escluso il giovane prefetto Gabrielli, che non sia finito sotto processo o almeno sotto inchiesta: dal moroteo Giovanni De Lorenzo, agli ammiragli Casardi, Henke, Martini e Battelli ed ai generali Santovito, Grassini, Miceli e Pollari: e non credo proprio, in agguato come è la Procura della Repubblica di Milano, che vogliano fare la stessa fine! Un servizio estero? La Cia o la Dia americane? Certo, i mezzi e le competenze li hanno, eccome! Basti pensare al rovesciamento e all’assassinio del presidente argentino Allende e del premier iraniano Mossadeq, all’assassinio del Che Guevara e al tentato assassinio di Fidel Castro durante l’amministrazione Kennedy. E perché poi mai Barak Obama dovrebbe aver ordinato una tale campagna di “intossicazione”? Perché sei amico di Putin e della Federazione Russa? Ma immaginati! Alla fine Putin preferirà Obama a te, ma anche viceversa. Noi siamo un grande Paese, ma non una grande potenza: smettiamolo di crederlo. Io penso che tu sia vittima dell’odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità. L’odio dei tuoi avversari è evidente: e non penso al mite e sprovveduto Dario Franceschini né al freddo, politico, onesto e corretto Massimo D’Alema, anche se si è lasciato scappare una battuta che più che te e lui sta mettendo nei pasticci il “lotta-” o “lobby-continuista” magistrato di Bari. Questo odio io l’ho patito sulla mia pelle. Perché a te il noto gruppo editoriale svizzero dà dello sciuppafemmine, ma a me per quasi sette anni ha dato del golpista e del pazzo, nel senso tecnico del termine".
"Lascia stare i complotti - è l’esortazione di Cossiga a Berlusconi -, e respingi anche l’odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto. I miei compaesani del profondo della Sardegna, dal quale la mia famiglia proviene, dicevano e dicono che si può pensare alla vendetta, pianificarla e metterla in atto, solo quando non si abbia più il cuore e la mente offuscati dal dolore o dalla stizza per l’essere odiati. E poi non sono poi io a poterti dare consigli in materia di compagnie femminili e di leccaculo, ruffiani e mezzani maschili. Ma, ti prego, fai delle scelte più prudenti. E poi, ricordati dell’insegnamento della morale gesuitica del’ 600: ‘Nisi caste, caute’! E su questa linea, due altri consigli: vendi Villa La Certosa, o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indifendibile e ‘penetrabilissima’. Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equivoca. Fanne, ad esempio, la sede di rappresentanza ufficiale in Roma del Partito popolare europeo, e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi: non ti mancano i soldi per renderlo meno kitsch e più confortevole. Non chiedere scusa a nessuno, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro popolo".
"Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Associazione nazionale magistrati: porta alle lunghe la legge sulle intercettazioni e quella sulle modifiche del Codice di procedura penale e dà ai magistrati un consistente aumento di stipendio. Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! e non alla Camera dei deputati, per non correre il rischio di vederti togliere la parola o espulso dall’aula. Tieni un duro discorso sfidando l’opposizione, fà presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e come, ai gloriosi tempi della Dc con il governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impedendo con i voti la formazione di un altro governo, portando così il Paese a inevitabili nuove elezioni. Perché la guerra è sempre meglio per te, per l’opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi, maggioranza e opposizione, in questa melma. Ma questi, ben lo comprendo, sono soltanto consigli di un non più giovane figurante del teatrino della politica della Prima Repubblica. Con affetto ed amicizia. Francesco Cossiga".
3 commenti:
Gentile Presidente Cossiga
a proposito della sinistra che odia. e della sua lettera al Cavaliere sul Corriere del 22 Giugno.
La campagna di stampa dei giornali dell"'editore svizzero " ( pluricondannato, aggiungo io ) mi ricorda tanto la strategia chiaramente indicata da Lenin nelle sue opere (P.es. "Che fare") secondo la quale l'avversario politico non và combattuto con le armi legali della democrazia, ma con qualsiasi mezzo perché non si tratta di
un avversario politico ma un nemico da distruggere. Pertanto - come insegna il bolscevismo - và prima demonizzato poi distrutto sia politicamente che fisicamente ( 90 milioni di cadaveri lo stanno a testimoniare).
La strategia seguita da "barbapapà" e compagni è esattamente la stessa (salvo il finale che non è ancora - per ora - molto popolare) . Fu' una strategia copiata da quella che il PCI - agli ordini di Mosca - perseguì contro De Gasperi dopo il 1945. L'odio per il nemico e il tentativo di distruggerlo furono usati da Scaltrari ( così lo chiamava Montanelli) e soci, contro molti politici non di sinistra ( mi sembra anche Fanfani) , poi contro di Lei e per finire oggi contro il Cavaliere. Dagli articoli dei suddetti giornali sembra che l'unico scopo che essi si prefiggono è quello di vedere il cadavere del Cavaliere appeso per i piedi a Piazzale Loreto!
Questa strategia a me dà il voltastomaco e mi ha fatto votare, nelle ultime europee, scheda secca per Berlusconi, dopo aver votato molte volte per rappresentanti della sinistra riformista che ritengo generalmente più affidabili di quelli della controparte.
E' mai possibile che in un paese civile si debba ancora fomentare l'odio seguendo le strategie di una ideologia criminale e sorpassata ?
Anche negli altri paesi civili l'opposizione attacca il Governo in molti modi ma non mi sembra con questo odio e propalando notizie private che si dimostrano senza rilevanza penale.
A me quei giornali e il loro padre nobile "barbapapà"mi ricordano - e mi scuso del paragone - un allevamento di uccelli stercorari che nello sterco vivono e di sterco si nutrono.
Suo
Giuseppe Gloria
non so se ho più il voltastomaco per le parole di cossiga, per berlusconi o per la sinistra che anzichè giocare la battaglia sulla legalità e sulle riforme del governo tenta la strada del gossip (che è anche poco interessante e scontato: 10 anni di castità mi avrebbero lasciato esterefatto, i festini proprio no)
evidentemente se abbiamo questi politici è perchè ce li meritiamo, perchè l'italiano medio non si prende mai le sue colpe ma si giustifica dandole agli altri, perchè l'ego dei nostri politici, il basso profilo spirituale, la tendenza a gabbare gli altri e a vedere tutto come una lotta dove bisogna vincere rispecchia perfettamente la mentalità di questo paese
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