Mi chiedo e Vi chiedo se tali premesse non rappresentino soltanto un vuoto concettuale e, nel contempo, un manifesto addirittura contraddittorio e fuorviante.
Rischiare il rinnovamento, scommettere su "artisti giovani e determinati", "fragili" e "disancorati", scommettere sulla "condivisione", sulla "partecipazione dal basso", sul "sincretismo artistico" o sul "rito collettivo dell'arte" non significa creare un mini-festival aperto a pochi ospiti referenziati.
Una città come Terni, in un momento così grave di crisi economica e sociale, non può permettersi un festival per pochi. Dovrebbe, invece, scommettere "sulla rete, sulla condivisione, sulla partecipazione dal basso" in maniera più sincera.
Da un sondaggio del Comune di Terni (http://www.comune.terni.it/community.php?op=viewpollresults&id=15), a cui hanno votato solo 239 ternani, risulta che:
- Soltanto il 23% ha giudicato positivamente la manifestazione (10% E' interessante; 9% E' innovatrice; 2% E' coinvolgente; 2% L'ho seguita);
- Il 77 % ha giudicato negativamente o non è stato interessato alla manifestazione (46% Non mi interessa; 6% E' complicata; 16% Non l'ho seguita; 9% E' distante).
Terni è una città di provincia e, come tale, non "geneticamente contemporanea". La cultura che ha espresso e che continua ad esprimere è una cultura popolare e provinciale che non deve essere dimentacata e non deve essere considerata peggiore della cultura "alta".
Un tempo si sarebbe detto che ES.TERNI è un festival troppo "borghese". Adesso non si può più dire ma...
A Voi la palla!!!
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