Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl di riforma costituzionale della Giustizia presentato dal ministro Angelino Alfano. 18 articoli in cui si parla di separazione della carriere fra giudici e pm, sdoppiamento del Consiglio Superiore della magistratura, introduzione della responsabilità civile dei magistrati, inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado, il temperamento dell'obbligatorietà dell'azione penale e modifiche ai rapporti fra le procure e la polizia giudiziaria.
Questo ddl di riforma dovrà ora passare all'esame dei due rami del Parlamento (due passaggi in ognuna delle Camere a distanza di almeno tre mesi) e, nel caso in cui non dovesse essere approvata dai due terzi dei votanti verrà indetto un referendum consultivo.
"Questa riforma è nell'interesse dei cittadini, la volevo dal 1994" ha dichiarato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa indetta insieme al ministro Alfano. "Il giusto processo - ha continuato - è un diritto. Abbiamo presentato una riforma organica e coerente, un profondo cambiamento che non ha nulla a che vedere con i processi in corso". Se questa riforma fosse arrivata prima "probabilmente non ci sarebbe stata l'esondazione, l'invasione della magistratura nella politica e non ci sarebbe stata quella situazione che ha portato a cambiamenti di governo, all'annullamento di una classe di governo nel '92-93, all'abbattimento di un governo nel '94, alla caduta di un governo di sinistra nel 2008 per la proposta di riforma della giustizia del ministro Mastella".
Angelino Alfano, ministro della Giustizia: "E' tutto tranne che una ritorsione o contro qualcuno e non ha nulla a che vedere con le vicende in corso o con la contingenza", "Ho sentito che attendevano il testo per misurare la loro reazione. Oggi avranno cognizione del testo e non escludo di contattare oggi stesso gli esponenti dell'opposizione per consegnare loro il testo in modo che possano farne una valutazione serena". Il ministro della giustizia risponde anche alle critiche dell'opposizione affermando che "qualsiasi cosa il Governo faccia le priorità sarebbero ben altre" e: "Un governo è tale se fa solo quello che serve in quel momento storico. Il ministro dell'Economia si occupa dell'Economia, quello dell'Università fa la riforma dell'università, a me è stato dato questo compito". "Nessun processo rapido - ha aggiunto il guardasigilli - è accettabile in una democrazia occidentale se celebrato con meccanismi intrinseci ingiusti perché non c'è parità fra accusa e difesa". "I teorici del precotto, gli opinionisti schierati - ha concluso - riflettano: sia chiaro che chi si batte per lo status quo apprezza il funzionamento della macchina della giustizia com'è oggi".
Le reazioni:
Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma: "E' una riforma attesa da anni, i cittadini la apprezzeranno e, se chiamati ad un referendum confermativo, la voteranno massicciamente"
Mariastella Gerlmini, ministro dell'Istruzione: "La riforma della giustizia è un'occasione per il Paese. Non deve essere vista come un elemento di scontro, ma di miglioramento di un sistema giudiziario che deve essere modernizzato. Il governo ha presentato oggi un provvedimento serio organico e di alto profilo. Sono certa che sui contenuti si possa trovare un ampio accordo in Parlamento e che possano essere superate vecchie divisioni e pregiudizi di tipo politico e ideologico".
Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera: "Siamo davanti a una mera operazione d'immagine. Sono altre le riforme che gli italiani si aspettano: la certezza della pena, i processi veloci", "Ci opporremo con tutti gli strumenti parlamentare a nostra disposizione e anche con la mobilitazione democratica a partire dal 12 marzo"
Pier Ferdinando Casini, leader Udc: "La Costituzione non è un tabù, può essere rivista e modificata. Certo che è inquietante sentire Berlusconi che dice che con questa riforma non ci sarebbe stata. Che cosa vuol dire? Che non si sarebbero stati i ladri o che non sarebbero stati scoperti?"
Massimo D'Alema: "E' difficile qualsiasi discussione seria su temi della giustizia se non è preceduta dalle dimissioni di Berlusconi"
Pierluigi Bersani, segretario del Pd: "Se Berlusconi vuole un confronto ci sono quattro proposte nostre in Parlamento. Noi diciamo no alla riforma costituzionale"
Antonio Di Pietro, Idc: "E' stata proposta una riforma così antidemocratica da stravolgere lo stato di diritto, noi presenteremo un solo emendamento, completamente abrogativo di tutta la riforma".
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