"Devo esprimere la sofferenza provata nel constatare la capacità a delinquere dimostrata dagli imputati tutti mosse a risparmiare sulla sicurezza all'interno di una multinazionale e non di un mulino". Questa è una delle frasi pronunciate dal pm Guariniello. Il pubblico ministero nella requisitoria finale del processo ThyssenKrupp ha chiesto complessivamente 80 anni di reclusione per gli imputati ed 1,5 milioni di euro di sanzione pecuniaria alla società:
- sedici anni e mezzo per omicidio volontario con dolo eventuale per il tedesco Harald Espenhahn, amministratore delegato della multinazionale in Italia;
- 13 anni e mezzo per omicidio colposo per altri quattro manager, Gerald Prigneitz, Marco Pucci, Giuseppe Salerno e Cosimo Cafueri;
- 9 anni per Daniele Moroni, unico imputato al quale il pm ha ridotto la richiesta perché gli ha riconosciuto una condotta processuale "ispirata palesemente alla collaborazione".
Queste le conclusioni del pm Guariniello davanti alla Corte d'assise di Torino, come dicevamo, al processo per il rogo alla Thyssen che ha portato alla morte di sette operai. "Abbiamo chiesto pene sempre secondo scienza e coscienza, abbiamo cercato di fare e dare il massimo", ha detto il pm ad una delle madri presenti in Aula.
Dovremo attendere il 2011, però, per avere la sentenza, poiché mancano ancora le arringhe delle parti civili e degli avvocati difensori.
A prescindere dall'esito, comunque, la sentenza sarà storica, o meglio, storico resterà tutto il processo. E' la prima volta infatti che il manager di una multinazionale viene accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, ed è la prima volta che un processo per morti sul lavoro finisce davanti a una corte con giuria popolare. Vuol dire che "pur non avendo maturato il proposito esplicito di uccidere quelle sette persone, con la sua condotta ha assunto un livello di rischio talmente alto da rendere probabile la morte di qualcuno".
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