giovedì 11 novembre 2010

IL SINDACO DI ROMA ALEMANNO SVELA L'INGANNO DEL QUOZIENTE FAMILIARE: "PER AIUTARE LE FAMIGLIE NUMEROSE DOBBIAMO AUMENTARE LE TASSE A SINGLE, GAY E COPPIE CON POCHI FIGLI" POI TENTA DI SMENTIRE


"In un momento di crisi non si può dare tutto a tutti, bisogna sporcarci le mani. Se vogliamo aiutare le famiglie, quelle sposate, vuol dire aumentare le tasse ai single e alle coppie con pochi figli. Bisogna concentrarci sulla famiglia della Costituzione formata da un uomo e una donna che fanno figli", "bisogna sfuggire dalla tentazione di voler dare tutto a tutti, e quindi ai gay e ai single, altrimenti non faremo mai politiche familiari".
Questa la dichiarazione rilasciata dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla conclusione della Conferenza nazionale della famiglia a Milano, che ha generato molte polemiche.
Dopo poche ore, infatti, arriva una nota che tenta di smentire: "Non si tratta di aumentare le tasse ai single ma di concentrare gli sgravi sulle famiglie con più figli La pressione fiscale deve complessivamente diminuire, dobbiamo però scegliere dove mirare queste riduzioni", "dopo tanti anni di riforme concentrate sulla riduzione delle aliquote, bisogna fare un'autentica politica dei redditi applicando il principio del quoziente familiare e quindi concentrando gli sgravi sui nuclei familiari più numerosi. La povertà o la ricchezza di una singola persona si definiscono soprattutto all'interno del nucleo familiare in cui si vive: con lo stesso stipendio si può esser ricchi o poveri a seconda del numero delle persone che bisogna mantenere. Per questo un'autentica politica dei redditi e redistributiva deve essere applicata sul nucleo familiare, senza per questo creare nessuna forma di discriminazione nei confronti dei single o delle coppie omosessuali".

Il primo cittadini della capitale ha anche dichiarato che a Roma non si faranno più asili nido comunali ma si daranno vita ad asili convenzionati "perché costano la metà di quelli comunali: per uno convenzionato si spendono 7mila euro l'anno a bimbo contro i 13mila di uno comunale", "si penserà ad asili comunali solo in situazioni particolari ma punteremo a creare soprattutto collaborazioni con il privato sociale".

Le reazioni:
Tonino D'Annibale, consigliere Pd alla Regione Lazio: "Sei celibe o nubile? Paga la tassa. dopo l'odioso balzello sulla disabilità della Polverini arriva quello vergognoso del sindaco di Roma sui single. Vorremmo dei chiarimenti: scatta al compimento del diciottesimo anno d'età? Devono pagarla anche precari e disoccupati che per ragioni economiche non possono metter su famiglia? E nel caso si ritorni single dopo il matrimonio, cosa accade, oltre agli alimenti bisogna pagare anche la tassa? Nel caso di una o più amanti chi si fa carico della tassa? E si potrebbe continuare. Davvero una gran bella idea, peccato che non sia originale. La tassa sul celibato era stata già istituita il 13 febbraio 1927, interessava i celibi di età compresa fra i 25 e i 65 anni ed era composta da un contributo fisso che variava a seconda dell'età. Alemanno finalmente svela qual'è il suo nume tutelare: Mussolini".
Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari: "Non si tratta di ipotizzare una tassa sul celibato ma di redistribuire i carichi fiscali più equamente sostenendo chi investe sul futuro del paese attraverso i figli".
Carlo Giovanardi, sottosegretario per la famiglia: "Ha ragione il sindaco. La famiglia è quella in cui vivono i figli, per aiutarla bisognerà pesare di più sugli altri. E' giusto che sia così".
Angelo Bonelli, Verdi: "Alemanno vuole costringere i single a sposarsi con la minaccia di maggiori tasse. Vuole imporre scelte di vita con la scure delle tasse, nemmeno con i matrimoni combinati del secolo scorso potevamo immaginare tanta violenza e imposizione di modelli di vita".
Michele Emiliano, sindaco di Bari (PD): "trattare stesse situazioni in modo simile, fermo restando che la Costituzione parla di famiglia fondata sul matrimonio. Ma se ci sono gli stessi bisogni vanno affrontati alla stessa maniera. Se si rompe il femore il compagno di un uomo è uguale se se lo rompe la moglie di un altro. Non ho trovato nella Costituzione motivo per discriminare queste situazioni".

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