- "mi ha profondamente colpito la reazione di Saviano di fronte a quella che era nè più nè meno che una critica. Una critica che può anche non essere condivisa, ma che, come tutte le opinioni, è più che legittima";
- "voglio anticipare subito che è una critica con la quale concordo";
- "una pubblicistica a senso unico non è il sostegno più efficace per l'immagine del nostro Paese";
- "Saviano scrive che l'Italia ha la migliore legislazione antimafia del mondo, ma da cittadina italiana penso che tutti dovremmo essere fieri anche del fatto che il governo guidato da mio padre ha ottenuto sul fronte della lotta alle mafie risultati clamorosi, forse mai raggiunti prima";
- "Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura. Ma in questo modo è lui stesso ad applicare una censura, non riconoscendo al presidente del Consiglio il diritto di criticare";
- "se c'è una cosa insopportabile in Roberto Saviano, al di là dell'atteggiamento da martire moralista di cui nessuno sente il bisogno, è il savianismo. Cioè quel perverso meccanismo ipocritamente corretto per cui il suo libro Gomorra, qualsiasi suo scritto giornalistico, qualsiasi intervento pubblico, addirittura la sua stessa persona - tutto ciò che ha a che fare con il nome "Saviano" insomma - è diventato intoccabile. La sua verità è sacra, e Saviano quindi è tabù";
- "E tutto questo per ragioni morali (Saviano combatte il Male, e se sei contro Saviano allora stai con il Male), per ragioni politiche (Saviano è uno dei personaggi prediletti dal popolo della Sinistra come possibile leader in funzione anti-Berlusconi), e per ragioni commerciali (Saviano, come tutti sussurrano in Mondadori pur senza dichiararlo, vale così tanto economicamente che nei salotti letterare l'ordine è: vietato parlarne male, e meno che mai ricordare le cause di plagio intentate da più di un cronista che ha visto i propri pezzi finire nelle pagine di Gomorra)";
- "Saviano, al netto del talento letterario che ognuno può giudicare da sè, vale attualmente qualche decina di milioni di euro: Gomorra ha venduto sei milioni di copie, è tradotto in 43 Paesi, è da poco uscito anche nei tascabili, la cui pubblicità campeggiava anche ieri sulla prima pagina di Repubblica sotto la firma dello scrittore (splendido esempio di cortocircuito mediatico-ideologico per cui Berlusconi come editore paga la pubblicità al suo avversario De Benedetti per il libro di un autore che lo critica come politico), ha ceduto i diritti per un film che era in odore di Oscar, ha fatto da traino editoriale ad altri prodotti collaterali di Saviano come la raccolta di articoli La bellezza e l'inferno o il cofanetti con il dvd dei suoi interventi televisivi...";
Non si fa attendere, ringraziando il cielo, una replica che pubblico di seguito: "Il mio dovere è difendere la libertà" di Roberto Saviano:
"Ho LETTO la lettera del presidente della Mondadori Marina Berlusconi e colgo occasione per precisare alcune questioni. Il capo del governo Berlusconi non ha espresso parole di critica. Critica significa entrare nel merito di una valutazione, di un dato, di una riflessione. Nelle sue parole c’era una condanna non ad una analisi o a un dato ma allo stesso atto di scrivere sulla mafia. Il rischio di quelle parole, ribadisco, è che ci sia un generico e preoccupante tentativo di far passare l’idea che chiunque scriva di mafia fiancheggi la mafia. Come se si dicesse che i libri di oncologia diffondono il cancro. Facendo così si avvantaggia solo la morte.
Non capisco a cosa si riferisce quando la presidente Berlusconi dice: “Sappiamo tutti quanto abbia pesato e pesi l’omertà nella lotta alla criminalità organizzata… ma certo una pubblicistica a senso unico non è il sostegno più efficace per l’immagine del nostro Paese”. In Gomorra sono raccontate anche le storie di coloro che hanno resistito alle mafie, un intero capitolo dedicato a Don Peppe Diana, c’è il racconto di una Italia che resiste e contrasta l’impero della criminalità. Quale sarebbe il senso unico? Ho anche più volte detto e scritto, che l’azione antimafia del governo c’è stata ed è stata importante, ricordando però al contempo che siamo ben lontani dall’annientare le organizzazioni, siamo solo all’inizio poiché le strutture economiche e politiche dei clan che continuano ad essere intatte.
Ecco perché alla luce di quanto scrivo ho trovato le parole del capo del governo finalizzate a intimidire chiunque scriva di mafie e di capitali mafiosi. Ho io stesso visto e conosciuto la libertà della casa editrice Mondadori. Ci mancherebbe che uno scrittore non fosse libero nella sua professione. Una libertà esiste però solo se viene difesa, raccolta, costruita nell’agire quotidiano da tutti coloro che lavorano e vivono in una azienda. Ed è infatti proprio a questi che mi sono rivolto ed è da loro che mi aspetto come ho già scritto una presa di posizione in merito alla possibilità di continuare a scrivere liberamente nonostante queste dichiarazioni.
Non può che stupire però che un editore non critichi ma bensì attacchi lo stesso prodotto che manda sul mercato, e lo attacchi su un terreno così sensibile e decisivo come quello della cultura della lotta alla criminalità organizzata. Sono molte le persone in Italia che per il loro impegno nel raccontare pagano un prezzo altissimo non è possibile liquidarle considerando la loro azione “promotrice” del potere mafioso. Una dichiarazione del genere annienta ogni capacità di resistenza e coraggio. E questo da intellettuale non è possibile ignorarlo e da cittadino non posso ascrivere una dichiarazione del genere alla dialettica democratica. È solo una dichiarazione pericolosa che andrebbe immediatamente rettificata".
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