lunedì 17 novembre 2008

NO ALLA LEGGE AMMAZZABLOGGER


Alla Commissione Cultura della Camera è giunta una proposta di legge che obbligherebbe molti bloggers ad iscriversi al registro dei comunicatori estendendo ad essi i reati a mezzo stampa. Uno dei primissimi e pochissimi politici ad essere intervenuto sull'argomento, come fece difronte all'analoga proposta (DDL Levi) presentata dall'ultimo governo Prodi, è stato Antonio Di Pietro dichiarando: "I contenuti e gli attacchi alla libertà di informazione non sono cambiati, eccetto qualche distinguo inutile, operato dallo stesso Levi, presente in questa seconda versione. Su questo disegno di legge non ci sarà nessun margine di discussione nè con il centrodestra nè cn il centrosinistra. Qualora dovesse passare potrebbe dare come unico risultato la disobbedienza civile". Di Pietro definisce il DDL come "pura censura" ed annuncia che il suo movimento politico "offrirà tutta l'assistenza legale a chi verrà perseguito per la sua violazione".
Il progetto di legge presentato, modifica sostanzialmente la definizione di prodotto editoriale, facendoci rientrare qualsiasi blog. La specifica introduzione di un articolo dedicato alle attività editoriali sulla rete internet, anche se ad una lettura superficiale parrebbe escludere moltissimi blog, letto più attentamente no:
Art. 2
Definizione di prodotto editoriale

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale viene diffuso.

Art. 8
Attività editoriale sulla rete internet

1. L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa a mezzo stampa.

3. Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme e con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.

Anche se, come ho detto, apparentemente il comma 3 sembrerebbe escludere la maggioranza dei blog dall'obbligo di registrazione e dai correlati rischi legali, in realtà è difficile comprendere quali blog non siano "il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro". Basterebbe corredare le proprie pubblicazioni con banner, promozioni o annunci Google AdSense per fare attività d'impresa.

Cito, a titolo esemplificativo, un esempio, preso dal sito www.punto-informativo.it che può rendere più facile comprendere la pericolosità dell'approvazione di tale DDL:
"...ambientato a Paperopoli:
Rockerduck: "Se non cancelli l'articolo sul tuo blog che parla male di me, ti trascino in tribunale per diffamazione a mezzo stampa"
Paperino: "Ma il mio blog non è una testata!"
Rockerduck: "Però hai un baner pubblicitario, quindi potresti essere un'impresa, e quindi devi iscriverti al ROC. Anzi, se non togli l'articolo ti denuncio pure per stampa clandestina"
Paperino: "Ok. Sob."
Provate a sostituire "Rockerduck" con "picciotto" e "Paperino" con "cittadino" e il gioco è fatto." (di Luca Spinelli).

Nessun commento:

Follow Me on Pinterest